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AZIENDA SANITARIA DI FIRENZE e AZZEROCAPPAEMME  con il contributo di Fondazione Franceschi onlus e la collaborazione di Associazione Epoché: "AbbanDonarsi"          Un progetto di Biancalisa Conti con Massimo D’Amato e Iole Zilli

 

"Le storie personali si intrecciano nelle camere e in altri locali delle residenze sanitarie. Donne, uomini, giovani, anziani raccontano il passato e il presente attraverso gli oggetti; spesso fotografie, perchè le fotografie rappresentano il ricordo. Così in queste stanze troviamo tanti volti incorniciati: appoggiati a un comodino, incollati dentro un album, attaccati alla parete; in bianconero o colore. E lì accanto ci sono collane e cappelli, e anche i fiori. L’insieme di tutti gli oggetti costruisce una storia collettiva, dove ogni persona incontra qualcunaltro: il racconto di Frida incrocia quello di Stela; il rosario e gli occhiali di Enzo si ritrovano vicino alle candele e al Señor de los Milagros in casa di Irene, operatrice nata in Perù. La fotografia del cagnolino bianco è accanto a quella di un bambino che dorme, l’idea della solitudine con l’immagine della maternità: Maria e Lucy. Vediamo la camera di Vodena e il soggiorno di Alexy, salvadoregno; un letto e alcune cornici nella stanza condivisa, accanto un grande divano con il tappeto e le tende arrotolate. Poi altri incontri, Rosario Aurelia e Denise con Celeste Ines e Isola, e le mani di altre che aiutano a truccarsi e mangiare. La residenza assistita diventa il luogo vitale dove gli ospiti personalizzano le mensole e i comodini, dove il cammino quotidiano è scandito simbolicamente da uno specchio, dalle pantofole e dal bastone che ti sorregge; astrazioni dello spazio e del tempo. Il racconto continua, ecco i ricordi individuali: un bidone per raccogliere il latte ancora caldo, l’ombrellino cinese sopra un tavolo apparecchiato di libri, gli spartiti e i libretti dell’opera. La “ficarola” di Brunetta, un cappellino per vestirsi da contessa, e la carrozzina di Mario, vigile analfabeta che scarabocchiava le multe in piazza Gaddi quando c’era il semaforo. Poi alcuni ritratti bianconero, uomini e donne nel vestito di tutti i giorni, e ancora piccole storie: Vittoria che è stata la modella di Primo Conti e Italo Griselli, Luigi che ha lavorato all’Enel. Verso la fine del percorso, una coppia di guanti, una veletta e qualche parola scritta in un foglio a quadretti: “........se voi credete”; un ex voto, come quelli che si appendono nel santuario? Da qui, l’idea di altre immagini e altre composizioni di oggetti che sembrano attaccati al muro, ma ex vita (Leonia, Mila e Nazareno). Le fotografie sono state realizzate con illuminazione d’ambiente per conservare l’atmosfera degli interni e la sensazione del tempo sospeso; per la ricostruzione dei ricordi e i ritratti bianconero è stata aggiunta una lampada a luce diffusa. Tutto il materiale utilizzato per i fondali proviene dalle residenze -qualche volta sono le tende e le tovaglie- con un’eccezione: la carrozzina di Mario, sacchi di iuta cuciti insieme e luce diretta; l’allestimento più complesso per uno dei racconti più belli".   (Massimo D’Amato)

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